MIAMI 24 e 25

Città del consumo, Miami.

Città del mare e del vento.

Città americana ed italiana. Europea e caraibica. Ispanica e multilingue.

Carattere meticcio.

Nessuna classe, tette al vento, abiti eleganti, pants e zoccoletti, annoiati turisti, personaggi sfuggiti alla filmografia dei Vanzina o ai fumetti dei Simpson.

Città da prendere con ironia, mentre tanti la prendono sul serio.

Pretenziosi alberghi di cento piani, luci sfavillanti, musica rimbombante nei suoi ritmi strozzati e notturni, comitive sguaiaite di giovani est-europei che s’ingozzano chiassosamente.

Bedlle ragazze e vitelloni a caccia.

Luci e malinconia.

Ha qualcosa di felliniano, questa Maiami di bassa stagione, perchè qui è bassa stagione, in attesa che i primi mesi dell’anno nuovo facciano triplicare i prezzi. Ma una bassa stagione calda e afosa, irrespirabile, umida, bagnata e schiaffegiata dalle raffiche lontane di Irene, che in americano si chiama Airine, quasi ricordandosi delle bellezze platinate Irinescenti delle pianure cosacche…

E così le foto le ho un pò manipolate, dandogli quel tocco poco serioso che più si adatta a questa città da film.

Il viaggio ha ancora una parentesi.

Imprevista.

Qualche scampolo di foto, chissà, se ci sarà una tregua a questa pioggia che ci ha bagnato cvompletamente solo per fare una visita ad un museo, qui a Washington, dove siamo arrivati ieri.

Nuvole basse, cielo grigio, una coltre d’acqua fine e continua, ruscelli che inondano i marciapiedi ed i prati.

Per quel poco che ho potuto vedere ci sarà da bagnarsi.

E allora, si sta all’asciutto, in hotel.

TV che spara su quasi tutti i canali immagini della tempesta.

Notizie dall’Italia poche.

Internet a palla.

Un bel libro, davvero straordinario…

Ecco, speriamo che presto torni il sole.

Le previsioni lo danno per dopodomani.

KEYS 23

Siamo quasi alla fine del viaggiio, ormai.

Stasera siamo in albergo, a Miami, vicino all’aeroporto. Domattina si parte.

Ci portiamo appresso qualche pensiero.

L’uragano, adesso.

L’altro giorno era il eterremoto che ha scosso e fatto vibrare gli alti grattacieli delle metropoli del nordovest.

Già.

Ma abbiamo visitato il paradiso, o almeno una delle sue più belle dependances sulla terra.

Le terre umide delle Everglades e le isole che si infilano in fila nel mare nell’estrema periferia sude degli States, le Keys.

Famose.

Key Largo, Islamorada, Marathon, Key West…

Le foto di stasera sono queste.

Il clima caldo, umido, torrido, che leva il respiro è proprio caraibico.

Il paesaggio nelle Everglades, no, piuttosto, se non fosse per la ricchezza d’acqua prorompente, sarebbe una prateria africana, dove ci s’immagina di vedere girovagare leoni e gazzelle.

Qui ci sono aironi cenerini e alligatori.

D’estate sono pigri e non si fanno vedere molto in giro.

Ma ci sono, si sentono, mi raggiunge l’eco del loro respiro profondo, portato dal vento che sa di tempesta animata dai fulmini in lontananza.

Un’Africa americana: la differenza sta nella provvidenziale riserva d’acqua che porta fortuna alle terre di qui.

Questa è una terra desolata ma piena d’acqua e di calore, un ventre molle ma fertile, madido ma rigoglioso.

Laggiù, passato il Nilo, questa fertile fortuna non c’è più.

Ma i Caraibi si sono stabiliti un pò più a Nord, a Key West e da lì hanno risalito la fila di isole ed isolette lungo l’immenso ponte di ferro e cemento che lacera come un colpo di sciabola la verginità della natura verde e azzurra.

Mare e cielo, alberi e terra qui sono una mistura che non si può separare, un nodo inestricabile, un un’unica massa di solida densità che tende al liquido, come il corpo quando si liquefa nel sufìdore umido di questo caldo e di questa pioggia che sa di monsone, anche se è un’uragano che passa in lontananza.

Si confondono i nomi e le forse della natura.

E’ la bellezza che resta.

Sola.

Trionfante.

EVERGLADES 23

Ecco il percorso degli ultimi giorni, aggiornato sulla mappa.

Tappe:
Da New Orleans a Pensacola; ottima la cena al pub irlandese di Pensacola.
Partenza al mattino presto e arrivo a Cape Canaveral, al centro JFK della NASA.
Meravigioso giro fra le nuvole, le stelle e le galassie…
Poi, il mattino dopo, Orlano ed i suoi parchi d’attrazione (fortunatamente soltanto uno)!
Giro degli Universal Studios, giostre e bagnetti, divertimento e un pò di leggerezza: ma nessuna foto! Meravigliose le reliquie dell’Hard Rock Caffè di Orlando; un viaggio nel mio immaginario musicale adolescenziale, comprese le sante icone di Woodstock. Hendrix, Joplin, The Who, Jefferson, etc… tutti presenti. E poi, Pink Floyd, Beatles, Elvis e tanti tanti altri. Ma nessuna foto, dato che il Caffè era nell’area del parco.
Poi da Orlando alle meraviglie della natura dove si congiungono terre ed acqua.
La prateria umida (guai a chiamarla palude, me lo ha insegnato quila guida Lonely che ci sta accompagnando), animata di vita e di spiriti ancestrali che, a saperli cogliere, lasciano una traccia profonda nell’anima.
E poi, le Keys.
Una sfilata di alberi, isole, mare caraibico e una serie di ponti che magicamente unisce le creature oceaniche a quelle ctonie e terrestri.
Certo, tutto molto all’americana, inclusa la villa di Hemingwey di Key West, meta di visitatori incuriositi e sudati, la bse militare della marina e l’immensa periferia commerciale. Di particolare i galli che abitano la città, qui, e che dividono con gli umani, con i gatti e con i tanti turisti, gli spazi delle strade e dei giardi. Sentire tanti chicchiricchì librarsi leggeri nell’aria trasformava magicamente l’aria di Key West nella periferia di una Cuba dedita a riti e ccerimonie woodoo. Comunque, non ho incontrato in giro nessuno sciamano. Solo una, tra le tante, chiesa Cristiana d’Africa episcopale di Zion! Non ho potuto fare a meno di entrare e fare qualche foto.

Ed ora ecco qualche immagine.
Fino al JFK c’ero già arrivato.
Adesso la meraviglia della natura delle Everglades .
Il resto devo ancora metterlo un pò a posto.